I mercenari (The Expendables)
di Sylvester Stallone, 2010
Negli ultimi anni il discorso sui film sulla rete, social network inclusi, si sta riducendo sempre di più a un'opposizione tra aspettative e giudizio: ovvero, un film è sempre meno considerato come qualcosa a sé stante e sempre più in relazione all'idea che ci si era creati in testa. Un procedimento mentale (o dialettico) tanto comodo quanto limitato. E poi a volte esce un film che rispetta in modo tale le sue aspettative da lasciare soltanto una cosa da dire - che infatti si legge un po' dappertutto: I Mercenari è un film clamorosamente onesto.
Dopo aver dissotterrato i suoi due personaggi più iconici, Stallone ha riportato sugli schermi un mucchio selvaggio di stelle action più o meno in declino, ma l'ha fatto con un'intenzione estremamente chiara: quella di fare un film action puro e senza fronzoli, un film, per intenderci, che non permettesse voli pindarici da parte "nostra" che andassero al di là della quantità di proiettili sparati o della figaggine delle punchline. L'elemento malinconico del film, quindi, o il modo in cui ci si ostina sui volti invecchiati dei suoi personaggi (in primis il botulinato Stallone), non sono inseriti nel film con scopi autoriflessivi, ma fanno parte della narrazione, del carattere fascinosamente decadente del suo autore.
Che limita gli ammiccamenti ad alcune sequenze (una tra tutte quella dell'incontro con Schwarzenegger e Bruce Willis in chiesa: irrimediabilmente irresistibile), costruisce un plot che più semplice non si può e tralascia fotografia e scenografie (ma badate, la regia regala più invenzioni della maggior parte dei film d'azione di oggi), lasciando più spazio possibile al divertimento del suo pubblico. E infatti arrivano a palate - sia il divertimento che il pubblico. Ma è il cast, da copione, la pacchia maggiore del film: basta scegliere i propri preferiti. Qui sono il solito Mickey Rourke (che a questo punto riuscirebbe a dare uno spessore hollywoodiano pure a Super Mario Bros) e Jason Statham, vero co-protagonista del film e autentica spalla ideale di Stallone - in qualche modo, una consegna di testimone a quello che è forse è il miglior rappresentante del genere in circolazione.













